20 giugno per decreto delle Nazioni Unite oggi è la GIORNATA MONDIALE DEL RIFUGIATO, celebrata per la prima volta nel 2001 è l’appuntamento annuale voluto dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, che da oltre dieci anni ha come obiettivo la sensibilizzazione dell’opinione pubblica sulla condizione, spesso sconosciuta di questa particolare categoria di migranti.
Con la Giornata Mondiale del Rifugiato l’UNHCR vuole invitare il pubblico ad una riflessione sui milioni di rifugiati e richiedenti asilo che, costretti a fuggire da guerre e violenze, lasciano i propri affetti, la propria casa e tutto ciò che un tempo era parte della loro vita e che dietro ognuno di loro c’è una storia di sofferenza che merita di essere ascoltata.
In questo periodo è una giornata difficile da festeggiare, abbiamo un continuo afflusso di migranti che scappano dai loro paesi in cerca di un lavoro e di una vita migliore, ma non da guerre, e quindi non possono essere considerati rifugiati.
Le scene che ogni giorno vediamo, non solo sui mezzi di informazione, ma anche di persona ci danno la misura della gravità del problema che nessuno fino ad oggi è riuscito (o a voluto?) a risolvere. Girando per la mia città ormai vedo più stranieri che cittadini, e si tratta per lo più di giovani, che bivaccano in ogni dove, nei giardini, sotto i ponti, offrendo uno spettacolo veramente spiacevole.
Certamente dobbiamo aiutare i rifugiati, ma non possiamo far venire in Italia ed in Europa tutti gli stranieri in cerca di una vita migliore. Non abbiamo i mezzi, le strutture, la forza di fornire loro una vera ACCOGLIENZA. Farli arrivare e poi lasciare che si arrangino come possono non è un bene né per loro ne per noi e porta inesorabilmente a manifestazioni di … disagio, o anche peggio, sia da parte dei residenti sia da parte dei migranti.
Questa non è accoglienza e non è neppure il modo per aiutarli a costruire un futuRo migliore, quello che la maggior parte di loro cerca.
Troppi interessi, troppi loschi intrighi sotto questo traffico di persone per poter seriamente risolvere il problema alla radice ed in modo serio e decoroso per tutti.
Moltissime le manifestazioni per celebrare questa giornata e raccogliere fondi per i #RIFUGIATI, i veri rifugiati sono persone che sono costrette a lasciare il Paese in cui sono nate e hanno vissuto per scappare dalla morte, dalla violenza, dalla persecuzione, dalla discriminazione, dalla fame, dalla guerra per ricominciare una nuova vita.
Cosa sa faranno una volta arrivate in Europa dopo la prima, doverosa assistenza? Come si manterranno? Non saranno facile preda di profittatori di ogni genere? È questa accoglienza ?
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Dopo l’attacco della Prussia all’Austria del 15 giugno 1866, così come previsto dal trattato di alleanza italo-prussianadell’aprile 1866, l’Italia dichiarò guerra all’Austria. Passato il confine, una parte dell’esercito italiano comandata da Alfonso La Marmora fu però sconfitta nella battaglia di Custoza. Né tale insuccesso fu bilanciato dagli eventi successivi, poiché alle vittorie di Giuseppe Garibaldi e la sua avanzata verso Trento seguì per l’Italia un’altra sconfitta nella battaglia navale di Lissa.
Nonostante ciò, grazie agli accordi presi in precedenza e alla vittoria della Prussia sul fronte settentrionale, nonché all’intervento diplomatico della Francia, al termine della guerra l’Austria cedette formalmente alla Francia il Veneto (oltre a Mantova e a parte del Friuli) che fu girato all’Italia. Un plebiscito confermò l’annessione. L’Italia non riuscì invece ad annettersi i territori nel Tirolo meridionale conquistati.
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20 giugno 1859, triste ricorrenza delle Stragi di Perugia ad opere delle truppe pontificie quando le truppe dei reggimenti svizzeri inviate da papa Pio IX attaccarono i cittadini che si erano ribellati al dominio dello Stato della Chiesa, procedendo all’occupazione della città, al saccheggio ed un brutale massacro di civili. Così lo descrivono:
Le truppe pontificie composte in parte svizzeri, si presentarono davanti a Perugia, trovarono un migliaio di cittadini dispersi su un ampio fronte, male organizzati e poco armati – dalla Toscana erano giunte poche centinaia di fucili e per giunta non tutti in buono stato – ma animati dalla volontà di difendersi.
La resistenza fu spezzata dopo un breve e accanito combattimento che ebbe come epicentro Porta San Pietro e che costò 10 perdite ai pontifici e 27 ai perugini. Ad esso seguì un saccheggio, accompagnato dal massacro di civili, che rese immediatamente famoso il primo episodio di guerra popolare del 1859.
L’ambasciatore degli Stati Uniti a Roma, Stockton, scrisse al suo governo:
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Il New York Times,
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